Il ristorante Gli Orti di Pavia, situato sul lungo Ticino, esternamente ci ha fatto una gran bella impressione, è inserito in un edificio storico di tre piani, recentemente ristrutturato, con all'esterno un bel prato all'inglese e un grazioso laghetto.
L'interno è curato, molto luminoso, arredato con stile e gusto.La tavola si presenta apparecchiata con posate e stoviglie moderne e il servizio è all'altezza delle aspettative. Aspettative che sono state deluse dalla cucina del ristorante.
Il menu propone due tipologie ben distinte di cibi, quelli più tradizionali e quelli dal gusto più spiccatamente sperimentale. Eleonora ed io, da bravi curiosi, ci siamo subito dedicati alla seconda tipologia di piatti. Abbiamo subodorato l'errore fin dagli antipasti, cioè la tartarre di puledro con mele che si è presentata al palato assolutamente deludente: la carne non era né condita né marinata con un gusto sanguigno e una consistenza più simile a quella di un chewing-gum.
Eleonora ha proseguito con una zuppa di molluschi e crostacei che alla fine pur non essendo sgradevole non ha spiccato per bontà. Io ho optato per un filetto ai mirtilli con contorno di sformato di patate, il filetto con il suo sugo ai mirtilli non mi ha deluso in nessun modo, però le patate si sono rivelate pessime in quanto erano crude all'interno e quasi abbrustolite in superficie. Coraggiosamente io ho proseguito anche con il dolce scontrandomi con un budino alla nocciola con frutti di bosco, un pungno nello stomaco come abbinamento.
La cosa che più ci ha sopreso è che le materie prime utilizzate nella preparazione dei piatti erano di ottima qualità, ma non sono state valorizzate come meritavano dalla mano dello chef.
Probabilmente la proposta dei piatti della tradizione merita un assaggio, ma noi onestamente abbiamo perso l'interesse nei confronti di questo locale.
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